In molti si rivolgono allo psicologo in cerca di risposte chiare e precise, in cerca di qualcuno che li definisca, che dica loro “chi sono”, “cosa non va”, “come dovrebbero comportarsi” e “quali sensazioni dovrebbero provare”.
Come professionista, credo fermamente che non esistano definizioni assolute, né soluzioni ai problemi che siano ugualmente valide per tutti. Spesso dico ai miei clienti che «non ho la verità in tasca», ma che posso guidarli e accompagnarli nella loro ricerca. Infatti, ogni individuo è il vero “esperto” di se stesso, poiché sperimenta in prima persona la realtà che vive giorno dopo giorno. Perché imporgli la “mia” o qualsiasi altra verità? Ognuno porta con sé un personale bagaglio di significati, autentici e legittimi in quanto parte della propria storia e del proprio vissuto.
È con tale spirito che ho ideato questa serie di articoli, in cui desidero dare voce a voi, ai vostri punti di vista, alle vostre verità, ai vostri racconti. Per mettere in evidenza la molteplicità di significati che ruotano attorno ai comuni aspetti delle vite di tutti. Propongo allora un’inversione di ruoli: solitamente sono io che scrivo, per far sì che voi mi leggiate; stavolta voglio lasciare invece la parola a voi, per poter leggere e farvi leggere ciò che avete da dire. Ho chiesto dunque a diverse persone (tra conoscenti, clienti, lettori e followers) di rispondere in poche righe ad una semplice domanda. Riporto di seguito, in forma anonima, alcune delle loro – delle vostre – testimonianze. L’intento non è quello di fornire risposte precise o definizioni assolute, ma quello di suggerire nuove prospettive e con esse ampliare il numero delle possibilità che ciascuno di noi può esplorare – un po’ come accade in psicoterapia. C’è una sola, importantissima regola: non esistono risposte giuste né risposte sbagliate.
Ecco la domanda che ho scelto per aprire questo ciclo di articoli. La parola a voi!
«Cos’è, per te, il cambiamento?»
«Per me il cambiamento ha due lati. Ovviamente uno positivo e uno negativo. Se il cambiamento lo scelgo io […] è positivo perché sono consapevole di averlo fatto con decisione […] Se il cambiamento viene imposto da qualcuno, soprattutto se proviene dalla famiglia, lo reputo come un obbligo, un ordine e non riesco a metabolizzarlo quindi tendo a scartarlo subito anche se magari una parte di me è consapevole che potrebbe farmi bene»
«Per me c’è il cambiamento obbligato, i passaggi di vita. I cicli di vita che per me sono come un’apnea, come se nuotassi, poi l’acqua del mare. Ti sovrasta e devi continuare per forza a nuotare. E poi ci sono i cambiamenti voluti, quelli che ti scegli tu, quelli che costruisci tu che sono come il decollo dell’aereo. Puoi sentire la paura ma tieni in mente la destinazione finale e niente ti ferma. Mi piace pensare che il cambiamento sia una copresenza di apnee e decolli, ecco cos’è per me il cambiamento»
«La parola mi porta a pensare più al futuro che al passato. E per questo attiva due sentimenti contrastanti, la speranza che il nuovo sia migliore e il timore che sia invece peggiore»
«Per me il cambiamento è quella cosa che avviene costantemente. Se ti aggrappi ti porta lontano, se cerchi di fermarlo si vendica e si trasforma in negativo. A volte è evidente e improvviso, altre volte si insinua nella penombra e lavora nascosto, travestito da staticità»
«Il cambiamento mette alla prova la mia capacità di reagire e sopravvivere in diverse situazioni, per questo è un processo che mi mette sì in difficoltà, ma che rappresenta anche l’occasione per scoprire nuove risorse per affrontare la vita»
Leggendo le vostre testimonianze, a catturare la mia attenzione è stato fin da subito l’elemento di dualità ricorrente, che può presentarsi in vari modi: positivo e negativo, scelta e obbligo, speranza e timore, ostacolo e risorsa. Per molti, sembra dunque che l’ambivalenza rappresenti un aspetto intrinseco del cambiamento. Ciò che appare inoltre condiviso è il suo legame costante con la vita.
«È un fenomeno atmosferico, è come se il fenomeno atmosferico del tempo fosse anche dentro di me, ed è un qualcosa che mi fa percepire il movimento della vita dentro di me e fuori da me. Senza il cambiamento non ci sarebbe vita»
«Per me il cambiamento è un passaggio. È un processo lento, quasi impercettibile; forse non sempre così palese […] Mi piace pensare di cambiare ogni giorno, avvicinandomi, passetto dopo passetto, alla persona che vorrei essere»
«Credo il cambiamento sia parte intrinseca della vita… se dovessi immaginarmi la vita la vedrei come un muro colorato fatto di mattoncini di lego… e la plastica sta al lego come il cambiamento sta alla vita […] Personalmente il cambiamento è il fuoco propulsore della mia esistenza… quando le cose sono troppo uguali sono io stessa a ricercarlo…»
Il cambiamento, per voi, rappresenta dunque un fenomeno che è parte integrante della vita. Pur trovando largo accordo su questo, tuttavia, le persone si sono divise rispetto al modo in cui solitamente reagiscono di fronte ad esso.
«Per me il cambiamento è segno di vita. Non c’è momento più reale del cambiamento, l’evolversi. Non mi sono mai tirata indietro di fronte al cambiamento. E seppure a volte l’ho affrontato con paura, mi sono sempre resa conto di quanta positività ne è venuta fuori. Il mio comportamento davanti al cambiamento di solito è non pensarci troppo e tuffarmici dentro, decidendo solo dopo come comportarmi a seconda di quello che mi trovo davanti»
«Per me il cambiamento è un punto di partenza. Per molto tempo l’ho considerato un punto di arrivo, un obiettivo da raggiungere per stare meglio o migliorare la mia vita, ma nell’ultimo periodo ho capito che per me non funziona così. Vivo il cambiamento come un processo in continuo divenire che non si realizza mai: ogni tappa è il nastro di partenza per un nuovo percorso, un nuovo cambiamento, una nuova prospettiva»
«Molto spesso l’ho sentito come qualcosa di assolutamente necessario, soprattutto quando in ambito lavorativo si proponevano sempre le stesse modalità di procedimento o peggio sempre i soliti contenuti e questo unicamente per comodità, per “fare più presto”»
Mentre alcuni – come avete letto – vivono il cambiamento come un’esperienza in cui lanciarsi attivamente, come un’opportunità di evoluzione o come una vera e propria necessità, altri – come leggerete di seguito – lo percepiscono come un evento inevitabile, da cui lasciarsi trasportare più o meno passivamente.
«Il cambiamento è inevitabile: a volte lo subiamo, altre lo provochiamo. Qualsiasi esso sia, cambia una parte dentro di noi. Talvolta il cambiamento ci rende migliori, talvolta peggiori, talvolta semplicemente ci accompagna perché fa parte del nostro percorso di vita»
«Tutto cambia: è inevitabile. Credo ci siano due modi per vivere il cambiamento: accettarlo oppure rifiutarlo. Credo che solo la prima via possa portare alla felicità»
«Per me il cambiamento è lasciarsi trasportare e accettare le nuove proposte che, volente o nolente, arrivano di continuo nella vita»
Le vostre risposte fungono così da spartiacque, mettendo ancora una volta in luce l’atmosfera di dualità che spesso circonda il fenomeno del cambiamento – dal modo in cui viene percepito al modo in cui vi si reagisce. Approfondiamo.
Per molti, esso rappresenta una fonte di timore.
«Il cambiamento per me è “paura”. Insomma niente di buono…»
«Credo che il desiderio di un cambiamento sia un’aspettativa continua della mia vita sia per uscire da situazioni che mi generano ansia sia per la realizzazione di belle situazioni nel futuro ma nello stesso tempo mi rendo conto che spesso ne ho anche paura e non faccio nulla per modificare ciò che lo porterebbe»
«Il cambiamento per me è sempre stato una sorta di ostacolo, quando l’ho percepito come “imposto”, dalle circostanze o da chi mi circonda. Ho sempre necessità di abituarmi alle mutazioni con le mie tempistiche, e quando questo non accade mi sento vulnerabile, insicura, ho paura di non essere all’altezza di affrontare la nuova situazione»
Contrariamente, può rappresentare per alcuni la risposta alla paura stessa.
«Non mi spaventa quanto lo farebbe la monotonia e le occasioni non colte»
«Purtroppo l’uomo in genere ha paura del cambiamento in quanto tende a “vivere una volta sola” sebbene si muoia una volta sola e si viva molto di più»
C’è chi ha scelto invece parole come “coraggio”, “libertà” o “amico” per rispondere alla mia domanda, dando così un significato prevalentemente positivo al termine “cambiamento”.
«Avere il coraggio di affrontare le “solite cose” come se fossero nuove e accadessero per la prima volta»
«Uscire dalla routine, dal pensare comune»
«Una via di fuga»
«Cambiamento = Vento di libertà!»
«Personalmente per me il cambiamento è un amico fidato che mi guida affinché io possa continuare ad essere ciò che sono»
Tutte queste voci, questi racconti così differenti tra loro e talvolta così simili, ci hanno offerto l’opportunità di affacciarci per qualche istante sulle vite altrui – di darci appena un’occhiata fugace – per osservare la varietà di modi in cui le persone possono attribuire uno o più significati allo stesso fenomeno; il cambiamento è da considerarsi dunque un evento che tutti noi condividiamo ma del quale facciamo esperienza in modi differenti.
In chiusura, ringrazio tutti coloro che mi hanno regalato la propria testimonianza. È stato un viaggio breve, una veloce panoramica su un territorio che sarebbe in realtà molto più vasto e che non può certamente essere esplorato in poche frasi. L’importante è che si cominci ad allungare lo sguardo verso nuovi luoghi, nuove riflessioni e nuove domande. Alla prossima!
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