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Psicoterapia online: alternativa, limite o risorsa?

By 21 Aprile 2020Ottobre 11th, 2020One Comment

La psicologia rappresenta senza dubbio un contesto mutevole, poiché mutevole è la natura umana e con essa la realtà che le persone contribuiscono a generare. Il mondo intorno a noi appare infatti soggetto a costanti e numerosi cambiamenti, che si presentano in maniera esponenziale e ad un ritmo sempre più incalzante. Tale processo coinvolge la quasi totalità degli ambiti e delle discipline che caratterizzano la nostra società e la nostra cultura: dalle scienze alle arti, dai costumi sociali ai sistemi legislativo e normativo, tutto ne risulta inevitabilmente influenzato. Gli studi psicologici e la pratiche della psicoterapia non sono certo immuni a questa evoluzione.

La diffusione di nuovi stili e mezzi di comunicazione costituisce la primaria fonte di novità per gli psicologi di tutto il mondo, essendo la psicologia una pratica fondata proprio sul processo comunicativo; anzi, oserei dire che la psicologia vive di comunicazione e che entrambe si nutrono reciprocamente.
La psicologia, dunque, non può certo esimersi dall’adattarsi alle nuove modalità di comunicazione. In particolar modo, l’espansione degli strumenti digitali sembra aver influenzato l’odierno stile comunicativo tra le persone più di qualunque altra innovazione tecnologica della nostra epoca. SMS, e-mail, social network, chat e videochiamate ci permettono di raggiungere chiunque altro in tempi brevissimi e in qualunque momento, a differenza delle telefonate tra numeri fissi o alle ormai obsolete – per quanto dolcemente nostalgiche – lettere inviate per posta.
La domanda, a questo punto, sorge spontanea. È possibile trovare un accordo tra la pratica psicologica – che da sempre opera attraverso una ricercata lentezza, seguendo un iter che comprende nella maggior parte dei casi numerosi colloqui che possono protrarsi per mesi – e la comunicazione digitale? Come unire tra loro due stili comunicativi basati su tempistiche così differenti?

Individuare un punto d’incontro tra queste modalità può apparire di primo acchito un’impresa impossibile, o quanto meno complessa. Ma la complessità fa parte del nostro quotidiano, anche quando non ce ne rendiamo conto. Si pensi alle svariate forme di comunicazione complessa che mettiamo in campo ogni giorno. Ad esempio, chi non ha mai tentato di manifestare a qualcuno il proprio disappunto utilizzando però un tono gentile? Oppure, si pensi al genitore che rimprovera il figlio cercando di trasformare il valore negativo della critica in un valore positivo.
L’impresa perciò non soltanto risulta possibile, ma anche praticabile. Naturalmente, non è detto che tale affermazione valga in qualsiasi caso: l’eventuale scelta di effettuare i colloqui attraverso i mezzi digitali potrebbe infatti non rispecchiare le aspettative di coloro che vi partecipano, rendendo l’esperienza insoddisfacente e soprattutto inefficace. È necessario quindi trovare un accordo che risulti privo di forzature per entrambe le persone coinvolte nell’interazione, ossia il cliente e il terapeuta. Una volta fatto ciò, un’alternativa valida all’incontro di persona può dunque essere rappresentata dai colloqui online, svolti cioè tramite webcam, che negli anni recenti hanno iniziato a prendere piede soprattutto tra gli psicologi che praticano la libera professione.

Ma cosa ne pensano le persone dei colloqui online?

A tal proposito, si può ipotizzare che l’opinione del pubblico si divida. C’è infatti chi si dichiara pienamente favorevole e chi invece totalmente contrario alla possibilità di partecipare ad un percorso psicologico che si svolge online. Ma l’incertezza può presentarsi anche per coloro che si esprimono a favore di questa alternativa, i quali possono comunque manifestare dei dubbi rispetto all’utilizzo di un mezzo tecnologico come la webcam. Ciò appare senza dubbio legittimo e persino prevedibile.
Il più evidente vantaggio della psicoterapia online consiste nella possibilità di mettere in comunicazione le persone anche a lunga distanza. Se ad esempio vogliamo contattare uno psicologo che opera in una città o una regione diversa dalla nostra, essa offre una soluzione praticabile – fermo restando che ci sia un accordo tra le parti. Allo stesso modo, una volta cominciato un percorso con un professionista nella propria zona, l’eventuale trasferimento del cliente o del terapeuta non per forza deve implicare l’interruzione del rapporto terapeutico, che può invece proseguire secondo differenti modalità. Non va dimenticato inoltre l’importante ruolo ricoperto dalla psicologia online durante le circostanze di emergenza, che rendono difficoltoso – se non addirittura inattuabile – il consueto svolgimento delle attività cliniche.
Se da una parte gli strumenti digitali permettono dunque di superare l’ostacolo della distanza fisica, dall’altra c’è il rischio che si venga a creare una sorta di distanza relazionale. Ciò può infatti corrispondere al vissuto di chi cerca nell’altro una presenza che non sia soltanto mentale o emotiva, ma anche corporea. Lo sguardo altrui – elemento fondamentale per qualsiasi forma di relazione, anche per quella terapeutica – può essere da molti percepito come assente nonostante si ricorra all’espediente della videochiamata, poiché lo schermo può rappresentare un filtro che toglie spontaneità all’interazione. Guardarsi direttamente negli occhi risulta di fatto impossibile, impedendo di cogliere l’altro nella sua interezza, nella sua totalità.
Anche in questo caso va detto che tale percezione – così come ogni altra sensazione – è soggettiva e che quindi la suddetta riflessione non deve essere estesa e generalizzata. Al contrario, se si considera la vasta gamma di individui che già si muovono su piattaforme interattive online per gestire le proprie relazioni, è possibile ottenere un panorama generico di come la comunicazione attraverso i più moderni mezzi telematici sia stata ormai accettata ed efficacemente integrata nella propria quotidianità da una larga fetta della popolazione. Basti pensare alle conference call o alle chat di gruppo per farsi un’idea di come il loro uso si sia diffuso sia in ambito lavorativo che nel contesto delle relazioni tra amici, familiari e quant’altro.

Cosa ne pensano gli psicologi della psicoterapia online?

Spesso ci si focalizza sul domandarsi qual è l’opinione del cliente rispetto ad un particolare tipo di servizio, per valutare se è il caso o meno di proporlo e attraverso quali modalità. Ma è altrettanto importante, soprattutto in questo delicato frangente, interrogarsi sulla posizione che i professionisti assumono rispetto ad un genere di prestazione che esula dalla consueta prassi psicoterapeutica.
Anche tra gli psicologi l’opinione sembra essere divisa. Molti, infatti, tendono ad apprezzare gli strumenti che le nuove tecnologie offrono a coloro i quali operano in campo psicologico. Le ragioni già precedentemente esposte, come la possibilità di superare i limiti della distanza e di attuare interventi persino in situazioni di emergenza, valgono allo stesso modo sia per il cliente che per il professionista. Da qui la spinta di numerosi colleghi che scelgono di sperimentare e proporre, oltre agli incontri vis-a-vis, anche i colloqui tramite webcam; alcuni, addirittura, trasformano lo strumento digitale in risorsa, facendone il proprio cavallo di battaglia. Altri, all’opposto, mostrano una certa resistenza rispetto all’uso di tali mezzi alternativi. La principale contestazione formulata dalla comunità scientifica è stata, per anni, l’impossibilità da parte della tecnologia di rispettare il setting terapeutico.
Cosa si intende per setting terapeutico? Esso rappresenta l’insieme delle condizioni che delimitano ed ospitano l’intervento psicologico; in altre parole, si tratta del contesto entro cui avviene l’interazione tra cliente e terapeuta. Esso comprende tanto le condizioni fisiche quanto le condizioni psicologiche. Le prime, che includono il mero aspetto strutturale dell’ambiente circostante (le poltrone, la scrivania, i quadri alle pareti), verrebbero chiaramente a mancare nel caso di un colloquio che si svolge attraverso la webcam; l’assenza di fisicità limita inoltre il clinico rispetto alla possibilità di osservare l’altro nella sua interezza e di sfruttare al meglio le proprie abilità di comunicazione non verbale. È dunque possibile e lecita per il professionista la scelta di rinunciare al setting?

È giunto il momento di sfatare un mito!

Dunque, nel contesto della psicoterapia online, che fine fa il famoso setting dell’immaginario collettivo? Il luogo comune che vede lo psicologo in ascolto silenzioso mentre il paziente se ne sta disteso sul lettino è stato sdoganato ormai da tempo! La pratica clinica prevede oggi una grande varietà di metodi e strumenti molto diversi tra loro: questi dipendono sia dalla formazione che dall’indole del terapeuta stesso, ma anche e soprattutto da ciò che il cliente porta all’interno del contesto terapeutico e da ciò che si genera nella relazione tra i due.
In definitiva, l’interazione rappresenta l’unico elemento strettamente necessario per il setting. Nella comunicazione online può certamente cambiare la forma che essa assume, ma è indubbio che si tratti sempre e comunque di interazione.
Oso a questo punto affermare che, in un certo modo, il setting è l’interazione stessa! E come ogni altra interazione può essere mutevole; anzi, ci si deve augurare che muti. Ha senso aspettarsi che il setting rimanga fermo e immutabile quando nella vita “vera”, esterna cioè al contesto della terapia, il mondo cambia costantemente intorno a noi? È proprio lì che, infatti, la persona deve essere poi in grado di mantenere e confermare i cambiamenti raggiunti insieme al terapeuta.

In conclusione, possiamo considerare l’evolversi della pratica psicologica in rapporto allo sviluppo della tecnologia come un processo necessario per stare al passo con i tempi, in grado anche di far emergere nuove possibilità e nuove risorse utili nel moderno contesto socio-culturale. L’importante è che la scelta di adoperare i mezzi digitali nella relazione terapeutica avvenga nella consapevolezza da entrambe le parti rispetto alle implicazioni che tali strumenti comportano. È inoltre fondamentale che questa modalità comunicativa risulti attuabile e che possa funzionare reciprocamente, in modo da non compromettere l’interazione che rappresenta il fulcro imprescindibile di qualsiasi pratica psicologica.

Giorgio Bordin

Author Giorgio Bordin

Psicologo, psicoterapeuta, formatore, fotografo, autore di articoli su web e riviste.

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