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Responsabilità e senso di colpa: il primo passo verso il cambiamento

By 14 Aprile 2022Maggio 30th, 2023One Comment

Responsabilità è una parola che può far paura, per molti è una delle più temute; lo è ancora di più se consideriamo come appare frequentemente associata ad un’altra parola altrettanto spaventosa: mi riferisco alla colpa.

Quando emerge la questione della responsabilità durante un colloquio o in un incontro di psicoterapia, non è raro che la persona che ho di fronte faccia un metaforico salto sulla sedia. Qualcuno si innervosisce, qualcuno si rattrista, qualcun altro inizia a provare uno stato d’ansia oppure si mette sulla difensiva poiché la reazione generale può essere quella di sentirsi in qualche modo colpevoli o colpevolizzati.

Credo sia tuttavia importante e doveroso sfatare quest’idea, che purtroppo risulta notevolmente diffusa: responsabilità e colpa non sono necessariamente sinonimi, rappresentano invece due concetti molto differenti.
La convinzione che i due termini abbiano tra loro una corrispondenza automatica costituisce in realtà una trappola semantica. Tale vincolo ci viene erroneamente suggerito in primis dal nostro sistema sociale (si pensi al mondo del lavoro, a quello giuridico, a quello religioso), ma può altresì derivare da alcuni meccanismi comunicativi assimilati fin dall’infanzia nell’ambito familiare o in quello scolastico, nei quali viene talvolta utilizzato il senso di colpa come stratagemma educativo o persino come vero e proprio motore affettivo e relazionale.
Tutto ciò rischia ben presto di trasformarsi per molte persone in una considerevole fonte di ansia e di stress, soprattutto in assenza di strumenti e strategie che permettano di contrastare il flusso della corrente e di restare a galla.
Siamo dunque tutti noi immersi – chi più, chi meno – in questo ambiguo mare magnum di colpevolezza, si salvi chi può! Non è un caso che al giorno d’oggi si senta spesso parlare in psicologia della sindrome di Atlante: viene così definito uno status mentale ed emotivo alimentato dalla sensazione di colpa, che spinge la persona a farsi carico di ogni responsabilità (le proprie e quelle altrui) provocando una serie di effetti deleteri sul proprio benessere psicofisico. Il nome coniato per questa sindrome si ispira al mito greco di Atlante, un titano che sorregge l’intero globo terrestre sulle sue spalle. Rende molto bene l’idea, non trovate?
Ma come sgravarsi dal peso del mondo? Come separare i vissuti di colpa dal concetto di responsabilità? Si può cominciare facendo chiarezza e distinguendo le cose.

Quindi, è bene porsi alcune domande.
Cosa significa responsabilità?
Cosa significa colpa?

Un primo fondamentale passo consiste dunque nell’interrogarsi sulla questione. Le risposte saranno – giustamente – diverse per ognuno di noi. Ecco come la vedo io.
Responsabilità è una parola grandiosa, che ci eleva: ci permette di assumere la consapevolezza delle nostre azioni, di muoverci con cognizione di causa e di crescere imparando dai nostri errori.
Colpa è una parola pesante, che ci affossa: ci attribuisce un valore negativo in quanto rei di azioni sbagliate o che hanno avuto delle conseguenze spiacevoli, non ci offre alcuna opportunità di miglioramento.

Può tuttavia accadere che i concetti di responsabilità e di colpa talvolta coincidano, ma questo non significa che ciò costituisca la regola! In ogni caso, anche assumersi la colpa può rivelarsi un atto in grado di elevarci, se con essa ci si rende consapevoli della responsabilità rispetto al proprio agire e alle relative conseguenze, in un’ottica di cambiamento e miglioramento personali.
In altre parole, la strada della responsabilità permette di proseguire il cammino verso qualcosa di nuovo; la colpa (nel tentativo sia di rifuggirla che di addossarsela) rischia invece di impantanare i piedi in una palude di vissuti e dinamiche da cui può essere difficile liberarsi.

È per queste ed altre ragioni che, in psicoterapia, la questione della responsabilità e della colpa rappresenta spesso uno snodo cruciale nell’intero processo di cambiamento dell’individuo. A partire dal significato che la persona attribuisce ai due concetti, si intraprende insieme al terapeuta un percorso che può portare a nuovi modi di osservare le proprie azioni e le proprie scelte, offrendo strumenti utili per l’agire futuro.

Giorgio Bordin

Author Giorgio Bordin

Psicologo, psicoterapeuta, formatore, fotografo, autore di articoli su web e riviste.

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