Se ponessimo a differenti persone la domanda “cosa intendi tu per famiglia?” otterremmo quasi certamente risposte molto diverse tra loro. Ciò accadrebbe anche se rivolgessimo il quesito ai membri dello stesso nucleo familiare. Avete mai provato? (Io l’ho fatto, qui potete leggere l’articolo.)
I concetti e le parole usate per definire “famiglia” cambiano costantemente, evolvendosi attraverso le epoche storiche e gli scambi culturali; tuttavia, la famiglia continua a rivestire un ruolo primario nella società, pur mutando nella sua forma e sostanza. Se fino a pochi decenni fa la famiglia era unicamente concepita come la naturale espansione della coppia uomo-donna che genera figli, essa assume oggi numerose connotazioni e significati differenti. È cambiato infatti nel corso degli anni il modo di vivere la coppia – che non corrisponde più alla divisione dei ruoli sulla base dell’appartenenza di genere – e la sua sessualità – non più orientata al solo scopo di procreare. Al contempo, si è verificato un aumento del numero di famiglie costituite senza coppia, o la cui coppia è separata e in alcuni casi ricostituita con nuovi partner che diventano per i figli genitori acquisiti. Spesso inoltre il vincolo di sangue o di parentela non conta più come in passato e le persone tendono maggiormente a riunirsi con i loro amici, ai quali sono legate per affetto piuttosto che dalla consanguineità. La nascita di queste “iperfamiglie” (termine recentemente coniato in un articolo de L’Internazionale, che sta ad indicare le famiglie allargate oltre alla parentela di sangue o acquisita) è anche alimentato dal sempre più diffuso fenomeno dell’espatrio, per cui in molti si trovano a vivere lontani dalla propria famiglia biologica e sono dunque spinti a cercare negli amici un’alternativa familiare valida che li faccia sentire come a “casa”. Cito a questo proposito le parole di Saraceno, per cui “se la coppia non è necessaria per fare famiglia, ciò può valere anche per la parentela, almeno per quanto riguarda la formazione di forti e non effimeri rapporti di intimità, solidarietà, reciprocità”.
Perché gli psicologi si interessano tanto alla famiglia?
Una delle più classiche immagini umoristiche sullo psicologo prevede che egli avanzi la temuta richiesta: “mi parli di sua madre” oppure “che rapporto ha con suo padre?”. La sua particolare attenzione per il contesto familiare viene così spesso caricaturata, come se nascondesse un bizzarro interesse morboso che lo spinge a sviscerare la questione; ciò tuttavia può valere anche per chi si rivolge al professionista, dato che in numerose occasioni è il cliente stesso ad attribuire ad uno o ad entrambi i genitori l’origine e la causa dei propri problemi. In realtà, in quanto psicologo, non ritengo che l’esplorazione della sfera familiare debba essere finalizzata alla ricerca delle eventuali cause o colpe.
L’essere umano vive all’interno di un complesso sistema di dinamiche interpersonali. Tra tutte, quelle familiari hanno su di noi un’influenza ed un impatto notevole, poiché con esse siamo cresciuti e in esse nella maggior parte dei casi restiamo comunque immersi anche dopo aver lasciato la famiglia d’origine. Prendo nuovamente in prestito le parole di Saraceno, la quale afferma che “tutti noi abbiamo un’esperienza intima di che cosa sia una famiglia. Questa esperienza, e le relazioni che la strutturano, nel bene e nel male fanno parte di noi, del modo in cui stiamo al mondo e pensiamo a noi stessi. Incide anche sul modo in cui pensiamo a, e viviamo, i rapporti uomo-donna, adulti-bambini, giovani-vecchi, sul modo in cui sviluppiamo la nostra capacità di relazioni affettive e di generatività”.
Ecco quindi che la famiglia – con le sue modalità interattive, comunicative, organizzative – può influenzare il nostro modo di interagire con gli altri e di fare esperienza del mondo che ci circonda. In altre parole, si potrebbe dire che la diversità familiare contribuisce a generare la diversità individuale; e viceversa, naturalmente.
In quali modi può manifestarsi questa diversità familiare?
Sin dal momento in cui nasce una nuova coppia, si può sperimentare una certa diversità nel fare famiglia. Ciascuno dei due membri, infatti, proviene da un contesto familiare con le proprie tradizioni e i propri modelli testati e collaudati. Queste differenze vanno però mediate nel tempo e infine integrate; in caso contrario, il rischio è che si presentino dei conflitti all’interno della coppia.
Alcuni esempi di diversità familiare sono rappresentati, come già accennato, dalle modalità organizzative o relazionali; le differenze possono anche mostrarsi relativamente alla collocazione sociale o all’appartenenza culturale (che può essere legata all’etnia, alla religione, eccetera); ancora, si può considerare la questione temporale: ogni famiglia nasce e cresce in un diverso momento storico e sociale; si trova poi ad affrontare diverse fasi e periodi che caratterizzano la storia di vita dei suoi membri.
Vorrei proporre un brevissimo accenno su alcuni importanti fenomeni che trovano oggigiorno sempre più spazio all’interno del nostro tessuto sociale e che rappresentano in maniera emblematica la diversità familiare. Si è affermato in apertura che il concetto di famiglia si evolve continuamente, attraversando le epoche storiche e i confini culturali dei vari popoli. Si tratta di un processo in costante costruzione, ricostruzione e adattamento nel tempo e nello spazio, che interessa in particolar modo quelle che sono definite famiglie transnazionali e famiglie a distanza, entrambe conseguenze del fenomeno migratorio. La famiglia transnazionale è una famiglia fluida, così come sono diventati fluidi le barriere e i confini linguistici e culturali, composta da persone che provengono da nazioni e contesti socio-culturali differenti. La famiglia a distanza si caratterizza per la residenza all’estero – o comunque in città lontane – di figli o parenti. Nonostante le opportunità offerte dalle nuove tecnologie, che favoriscono la comunicazione e gli spostamenti, il processo di adattamento può essere faticoso per l’espatriato, poiché richiede una mediazione tra il legame con la famiglia d’origine – non soltanto affettivo ma anche culturale – e il vincolo costituito dal quotidiano contesto di vita, inizialmente percepito come estraneo.
Le famiglie arcobaleno costituiscono un ulteriore esempio di come la coppia, il matrimonio e la genitorialità abbiano acquisito in pochi anni nuovi e differenti significati e modi di esistere, del tutto impensabili fino a qualche decennio fa. Tutti questi temi offrono spunti e riflessioni interessanti, che richiederebbero un maggiore spazio di approfondimento – magari su questo stesso blog, in futuro.
In conclusione, nel presente periodo storico si osservano numerosi cambiamenti nell’assetto familiare: separazioni e famiglie ricostituite con altri partner (dando luogo all’acquisizione di nuovi genitori e talvolta anche di fratelli); famiglie che nascono anche senza il matrimonio; nuovi modelli familiari che vanno oltre agli stereotipi di ruolo maschile e femminile; famiglie allargate, famiglie miste, famiglie lontane, famiglie multicultura e famiglie multicolore. Ognuna porta con sé nuovi significati, nuovi concetti per definire “famiglia”; in altre parole, nuovi modi di fare – e dunque di essere – famiglia.
Riferimenti bibliografici nel post:
Chiara Saraceno, Coppie e famiglie, 2012.