AnsiaFototerapia e fotografia terapeutica

Fotografia terapeutica: come ridurre l’ansia?

By 23 Giugno 2021Giugno 26th, 2021No Comments

Nervosismo, difficoltà di concentrazione, pensieri persistenti o angosciosi, rimuginio mentale, irritabilità; ma anche stanchezza cronica, tachicardia, capogiri, nausea, sudorazione eccessiva. Sono alcuni dei sintomi mentali o fisici che possono essere collegati agli stati d’ansia. Chi non si riconosce in uno di questi?
L’ansia può manifestarsi in varie forme. Rappresenta un’esperienza condivisa da una sempre più vasta fetta di popolazione, indipendentemente dal genere, dall’età o da altri fattori socioculturali. Esistono differenti modi di affrontarla e svariati metodi per riuscire a gestirla efficacemente.
Alle persone che incontro in studio (o durante i colloqui online) suggerisco diverse strategie, a seconda delle particolari circostanze, delle necessità espresse e dei mezzi a disposizione. Tra i metodi che prediligo, uno dei più innovativi prevede l’utilizzo della fotografia come espediente per attenuare i sintomi dell’ansia nella propria quotidianità. Come dimostrato da numerosi studi, infatti, l’uso mirato delle arti visive può generare diversi benefici e influire positivamente anche sui vissuti di malessere. Ulteriori aspetti da considerare sono l’immediatezza del mezzo fotografico e la sua diffusione, qualità che lo rendono uno strumento alla portata di tutti – vantaggi, questi, da non sottovalutare.

Come può la fotografia alleviare i sintomi dell’ansia?

Tra i principali elementi che caratterizzano l’esperienza fotografica – anche la più semplice, come scattare una foto durante una passeggiata – ce ne sono alcuni in grado di influenzare, trasformare e ridurre i nostri stati d’animo negativi. Esploriamoli brevemente.

Opportunità di espressione.
Il primo aspetto che caratterizza la fotografia come strumento terapeutico può sembrare a primo impatto abbastanza ovvio: mi riferisco alla sua potenzialità espressiva. Certo, le foto sono un mezzo espressivo, spesso anche abusato di questi tempi… ma questo cosa centra con l’ansia?
Un’immagine ci permette di raccontare qualcosa – una storia, un momento, una sensazione, un pensiero, uno stato d’animo – ma non solo; ci permette di farlo in un modo alternativo, attraverso un linguaggio del tutto nuovo. Spesso ci aiuta a comunicare ciò che può risultare difficilmente comunicabile a parole, come le nostre idee, le nostre esperienze o i nostri vissuti personali – tra cui, appunto, l’ansia. Tale processo consente inoltre di esplorare creativamente questi diversi aspetti, dandoci la possibilità di osservare le cose in maniera differente o di scovare risorse di cui non eravamo consapevoli.

Cambio di prospettiva.
Quando scattiamo una foto, inquadriamo il mondo attraverso il mirino della fotocamera o lo schermo dello smartphone. Il nostro punto di vista, in quel momento, dà forma alla realtà che viene rappresentata nell’immagine finale.
Si può dire lo stesso per quanto riguarda l’ansia. La prospettiva di ogni persona è orientata dalla propria esperienza; il punto di vista di una persona ansiosa, dunque, viene inevitabilmente influenzato dall’ansia. Cosa significa? Significa che spesso finirà per vedere tutto ciò che la circonda in maniera quasi distorta, come se osservasse il mondo attraverso una lente ansiogena.
In questi casi, è necessario modificare il proprio sguardo. La fotografia è in grado di aiutarci nell’impresa: l’esercizio fotografico consente di cambiare l’esperienza visiva e con essa la nostra personale prospettiva sul mondo – modificando così il nostro sguardo rispetto al problema.
In tutto ciò subentra anche una componente di distrazione, che contribuisce ulteriormente al processo di cambiamento e miglioramento della prospettiva.

Effetto di distrazione.
Frequentemente, la costante presenza dei sintomi sopra citati induce la persona ansiosa a concentrare buona parte della sua attenzione su di essi, provocando altro affaticamento e ostacolando ulteriormente qualsiasi tentativo di rilassarsi. In aggiunta, ciò rischia di accentuare gli stessi sintomi, poiché l’individuo diventa sempre più sensibile al loro manifestarsi. La fotografia, come diverse altre attività fisiche o mentali, permette di allontanare l’attenzione dalle percezioni corporee negative. La cura e l’attenzione messe nella realizzazione di un’immagine finiscono inoltre per spostare il focus dal vissuto negativo e di orientarlo verso l’esterno, distogliendo la mente dall’ansia costante che la imprigiona e alleviandone i sintomi.

Stimolo all’attività fisica (e mentale).
Generalmente, la comparsa dei sintomi d’ansia porta l’individuo a mettere in atto una serie di azioni o di soluzioni finalizzate alla loro riduzione o alla loro scomparsa. Evitare gli stimoli ansiogeni chiudendosi in casa rappresenta una delle tipiche manovre che, pur donando un certo sollievo immediato, finisce successivamente per amplificare lo stato d’animo negativo che si tenta di alleviare. Si viene infatti a creare un circolo vizioso che alimenta il vissuto di malessere, quando invece sarebbero utili un “cambio d’aria” e un cambio di prospettiva.
Molto spesso, chi soffre d’ansia viene spinto ad uscire di casa per fare esercizio fisico. La ragione è che ciò stimola la produzione di endorfine, le quali a loro volta promuovono uno stato di benessere psicofisico. Tuttavia, la persona travolta dall’ansia difficilmente appare invogliata da questo genere di attività. Perché, dunque, non provare con la fotografia?
La ricerca di nuove ispirazioni e nuovi soggetti da immortalare può fornire la giusta motivazione ad uscire di casa, riattivandosi sia fisicamente che mentalmente. Nonostante il momentaneo abbandono della propria comfort zone, la persona si trova comunque ad utilizzare uno strumento – la fotocamera o il proprio smartphone – con il quale ha già una certa familiarità; ciò aiuta a rendere l’esperienza meno stressante e ad alleggerire il carico emotivo.

Senso di soddisfazione.
L’individuo ansioso può sentirsi insoddisfatto di se stesso e della propria quotidianità, che viene ostacolata e limitata dall’ansia. Come interrompere questo circolo vizioso di insoddisfazione? Esistono diversi metodi, più o meno adatti a seconda della persona. Riuscire a realizzare qualcosa rappresenta probabilmente una delle esperienze più gratificanti per l’essere umano. C’è chi potrebbe sentirsi maggiormente soddisfatto nella realizzazione di una torta, di un dipinto, di un lavoro di bricolage, chi piuttosto nella creazione di un progetto di lavoro, chi nell’adempimento del proprio ruolo genitoriale, eccetera – gli esempi sono potenzialmente infiniti.
La realizzazione di un’immagine, di una serie di scatti o di un progetto fotografico personale può rappresentare un primo, semplice espediente che induce a spezzare il circolo vizioso di immobilità, nonché fonte di insoddisfazione. Come un nuovo punto di partenza.

Possibilità di condivisione.
Uno degli aspetti caratteristici della fotografia è proprio la facilità con cui può essere mostrata agli altri. Oggi il processo di condivisione avviene spesso in maniera immediata, grazie all’utilizzo sempre più diffuso delle chat e dei social network che hanno amplificato la portata delle immagini.
Sono differenti le ragioni che spingono a mostrare una determinata foto a qualcuno in particolare o ad un vasto pubblico. In ogni caso, tale gesto permette di condividere ricordi, esperienze, idee, sensazioni; per chi vive in uno stato d’ansia, può rappresentare inoltre una valvola di sfogo con la quale ridurre il peso emotivo della propria angoscia, spesso vissuta in modo solitario. In aggiunta, la condivisione dei propri sentimenti può talvolta e inaspettatamente portare alla nascita di nuovi rapporti significativi, fondati sulla condivisione reciproca e sulla comunanza di vissuti.
Naturalmente, la realizzazione di fotografie non implica per forza la loro successiva condivisione; è un passaggio che resta sempre e comunque una scelta personale e contestuale.

Concludo il discorso invitando il lettore a sperimentare il beneficio di una passeggiata fotografica. L’intenzione, per quanto mi riguarda, è quella di continuare a seguire il mio stesso consiglio ogniqualvolta ne avrò l’opportunità. Magari anche oggi, al termine del lavoro.

Giorgio Bordin

Author Giorgio Bordin

Psicologo, psicoterapeuta, formatore, fotografo, autore di articoli su web e riviste.

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