Che cos’è la paura?
Viene definita come un’emozione primaria di difesa, provocata da una situazione di pericolo che può essere reale, anticipata dalla previsione, evocata dal ricordo o prodotta dalla fantasia. Ma cos’altro?
Pur trattandosi di un’emozione comune a tutti, la paura può assumere forme e significati differenti – così come è sempre differente l’esperienza di chi la prova. È qualcosa che tendenzialmente le persone sentono il bisogno di tenere celato. Celato innanzitutto agli altri, per timore di essere o di sentirsi giudicati, e talvolta celato perfino a se stessi. Ciò costituisce una soluzione facile e immediata, ma alla lunga inefficace. Tale scelta deriva dal fatto che fronteggiare la paura molto spesso implica l’aggiunta di ulteriori ansia e stress ad una situazione già carica e complessa, riportando inoltre a galla quei vissuti negativi ad essa legati e che si tenta faticosamente di tenere a freno. Tutto questo finisce per alimentare e ingigantire la paura stessa, tanto quanto qualsiasi tentativo di negarla, nasconderla o evitarla.
Quindi, come affrontare la nostra paura senza rischiare di rafforzarla?
Occorre individuare le strategie adatte a seconda della paura, della persona che la sperimenta, del contesto e di altri svariati fattori da considerare insieme. È dunque necessario che cliente e terapeuta collaborino in questa ricerca, muovendosi su due livelli: per mezzo di tecniche che aiutino a gestire la comparsa dei vissuti negativi e, al tempo stesso, attraverso un dialogo che consenta di attivare nuovi modi per raccontare la paura; in altre parole, nuovi modi per darle forma.
La paura ci porta spesso a costruire una narrazione quotidiana in cui essa domina su tutto il resto, lasciando ben poco spazio a qualsiasi altra possibilità. Conoscere e riconoscere la nostra paura ci permette di condividerla, comprenderla, trasformarla, aumentando così lo spazio di manovra. Raccontando la nostra paura in modo inedito, ci diamo la possibilità di attribuirle un diverso ruolo nella nostra vita, dandole un nuovo significato e togliendole poco per volta il suo potere.
Perché non trasformare la paura in risorsa?
Essa rappresenta spesso un ostacolo o un limite che impedisce di “muoversi” liberamente. Non a caso, si dice anche “essere paralizzati dalla paura”. Gli ostacoli si possono tuttavia affrontare ed è proprio per questo che la paura può essere trasformata e sfruttata come spinta verso un cambiamento positivo. Come agli atleti occorre avere dei limiti da superare per poter migliorare le proprie prestazioni, alla persona che si trova bloccata dalla paura può essere utile fissare un obiettivo che si trovi oltre la paura stessa e il cui raggiungimento rappresenti un’occasione di crescita e di automiglioramento. Certo, non è cosa da poco… ciò costituisce di fatto una prima piccola, grande sfida. Nel momento in cui si definisce un obiettivo, la persona comincia a pensare in modo più concreto all’eventualità di poter affrontare i suoi timori e inizia così a provare un certo stress. Il miglior modo per gestire l’ansia che deriva da questa sfida è quello di muoversi per gradi, passo dopo passo, lavorando per micro-obiettivi che si valutano e si concordano insieme di volta in volta. Le possibilità vanno esplorate, non è affatto necessario tuffarcisi dentro. Avete mai provato ad immergervi nell’acqua gelata con un tuffo? Si può fare, certo, ma non senza rischi – o senza beccarsi un bel congelamento.
Facciamo qualche esempio.
La terapia espositiva rappresenta una prima possibilità. Si tratta di un approccio che consente di procedere per gradi e che frequentemente si dimostra efficace nella gestione della paura e delle fobie. Consiste nell’esposizione graduale allo stimolo o alla situazione che incute ansia o timore, alzando di volta in volta l’asticella ma senza forzature.
Un’altra possibilità viene offerta dalla terapia narrativa. Raccontare la paura permette infatti alla persona di osservarla da un’altra angolazione insieme al terapeuta, fino ad attribuirle – per mezzo del dialogo – un nuovo significato. In uno dei suoi testi, Michael White descrive un metodo divertente che utilizza coi bambini: fa realizzare a loro una sorta di “album dei mostri”, aiutandoli a spogliare le paure del loro aspetto spaventoso. D’altronde, anche il disegno è una forma di racconto, così come la fotografia – che può essere usata efficacemente in psicoterapia (qui potete approfondire la questione).
Le possibilità, tuttavia, non si limitano certo a questi pochi esempi: esiste infatti un’ampia varietà di tecniche e strategie che intendo approfondire in un prossimo articolo.
Affrontare la paura può allora consentirci di trasformarla in risorsa. Ciò offre la possibilità di guardarsi indietro e di vedere coraggio laddove prima c’era timore. È una nuova storia, un nuovo modo di raccontarsi, che sarà senza dubbio utile quando in futuro ci si troverà nuovamente a fronteggiare una difficoltà. Rappresenta la consapevolezza di poterci riuscire, anche quando così non sembra. A questo punto, ripropongo la domanda iniziale: che cos’è la paura? Forse la risposta potrebbe non essere la stessa.